Il periodo che stiamo vivendo ha avuto, e sta avendo tuttora, forti ripercussioni su ognuno di noi.
In psicologia il trauma viene definito come un evento inaspettato che crea una scissione con l’esperienza di vita avuta fino a quel momento ed assume una connotazione emotiva forte e negativa. Alla luce di ciò possiamo definire l’esperienza vissuta finora relativamente al Covid traumatica e di conseguenza sostenere che ognuno di noi abbia subìto un trauma che ha impoverito le difese psichiche. L’arrivo della pandemia è stato di certo un evento del tutto inaspettato che ha minato le nostre certezze: abbiamo iniziato a dubitare della sicurezza del nostro contesto sociale, del nostro stato di salute, del nostro lavoro, della salute dei nostri cari.
In modo del tutto inaspettato, ma soprattutto improvviso, la nostra quotidianità è profondamente cambiata e il lockdown di marzo ci ha gettato in una condizione di isolamento sociale e inattività fisica e mentale mai sperimentate prima.
Anche chi ha continuato ad andare a lavorare ha subìto variazioni nelle modalità e nei carichi di lavoro, chi è passato allo smart working si è dovuto adeguare a metodologie nuove e ritmi differenti, e la sospensione forzata di tutte le attività ludico-ricreative è stata un’esperienza forte e del tutto nuova. Anche la convivenza forzata coi nostri familiari ha costituito una forzatura che ha sollecitato in modo estremo le nostre capacità di adattamento e resilienza.
La riapertura ha dato la possibilità di introdurre progressivamente alcune pillole di normalità permettendo di riprendere ritmi più simili a quelli a cui eravamo abituati ed attività che facevano parte del nostro quotidiano, sollecitando al tempo stesso paure, timori, ansie e richiedendo ancora una volta risorse adattive consistenti.
Ora ci troviamo in un periodo in cui la maggior parte delle dimensioni di vita ha visto una ripresa e questo se da un lato ci trasmette un senso di maggior agio dall’altro può preoccupare per le ripercussioni di tipo economico e sanitario che potrebbero nuovamente esserci. Non dimentichiamo l’effetto che hanno i continui decreti che cambiano di continuo le nostre vite lasciandoci la sensazione di essere in balìa di decisioni altrui.
Abbiamo quindi vissuto un primo periodo molto traumatico caratterizzato dalla sospensione delle attività, da bruschi cambiamenti nel quotidiano e forti preoccupazioni per la salute. Nella fase successiva abbiamo sperimentato una gioia cauta nel riprendere parte delle nostre abitudini. Solo ora ci stiamo lentamente abituando alle diversità rispetto al contesto pre-pandemia ma persiste uno sgradevole senso di estraneità unito alle varie preoccupazioni per il futuro.
ANSIA E DISAGIO NEL LOCKDOWN
I sintomi e le manifestazioni di disagio che possono emergere sono numerosi e differenti. Ci possono essere sintomi fisici riconducibili all’ansia quali insonnia o difficoltà nel sonno notturno, agitazione/eccitazione eccessiva durante la giornata, fobie specifiche, sbalzi d’umore, crisi di pianto, veri e propri momenti pseudo-depressivi in cui sentiamo di non avere speranza, abulia.
Anche le relazioni e il nostro modo di relazionarci stanno subendo forti modificazioni: ci può essere la tendenza a isolarsi ancora di più, il desiderio di chiudersi evitando il confronto con amici e parenti, è possibile che ci sia una eccessiva focalizzazione sul mondo del lavoro, al contrario si può assistere alla comparsa di bisogni quasi compulsivi di uscire e stare con le persone o fare attività.
A livello psicologico e affettivo è possibile che siano comparsi sentimenti di vuoto, mancanza di fiducia, scarsa motivazione nelle attività quotidiane, freddezza e distacco, frustrazione, rabbia ed aggressività.
I nemici della nostra salute psicologica attualmente sono:
- Esposizione eccessiva alle notizie. Ascoltare in modo eccessivo i telegiornali ci espone di continuo a informazioni catastrofiche e nefaste che spesso non sappiamo gestire e che fanno leva sia sulle nostre paure sia sulla nostra frustrazione. La maggior parte di noi non sa interpretare nel modo corretto i dati scientifici e quelli medici: rischiamo quindi di essere in balìa del sensazionalismo mediatico.
- Mancanza di progettualità. Le continue limitazioni che vengono proclamate e spesso attivate, rendono difficile fare progetti. La mancanza di obiettivi ci costringe a restare psicologicamente unicamente in un presente sgradevole. Gli obiettivi di vita, che siano a breve, medio o lungo termine, sono indispensabili per poter tracciare un percorso e per riconoscerci nelle scelte che facciamo. I progetti servono per poterci proiettare anche nella dimensione del futuro e immaginarci in situazioni diverse, a volte nuove: è così che diamo spazio alla nostra forza creatrice. Gli appuntamenti settimanali e quotidiani poi ci permettono di mantenere i legami con le cose, le attività e le persone che fanno parte della nostra vita. L’assenza di tutto questo può sollecitare un senso di depersonalizzazione in cui a volte si fatica a riconoscersi.
- Isolamento sociale e relazionale. La mancanza di contatti frequenti con amici e conoscenti impoverisce la nostra rete sociale e sollecita un senso di solitudine che va al di là della necessità di stare lontani. Le relazioni vanno coltivate e devono essere caratterizzate da continuità: il periodo che stiamo vivendo rischia di creare gravi danni alla nostra capacità di stare in relazione e di rivolgere le nostre energie psichiche ed affettive verso l’esterno.
- Frustrazione e rabbia. Di certo aver subìto importanti cambiamenti, sia nella sfera privata che in quella professionale, porta a sperimentare emozioni e sensazioni legate all’aggressività del tutto normali ma che, se sperimentate per lunghi periodi, rischiano di sollecitare cambiamenti profondi sia nella percezione degli eventi che in quella relativa agli altri. È possibile che si inizi ad avvertire il mondo come un luogo ostile, pericoloso dal quale è necessario difendersi e vivere le altre persone come superflue. Questi vissuti portano inevitabilmente ad atteggiamenti di difesa se non ad aggressività franca che si manifesta con resistenza, intolleranza, insofferenza.
Non dobbiamo sottovalutare questi effetti a livello psicologico anche se i media sono da sempre concentrati unicamente su quelli economici. Il rischio è quello di vivere una pandemia psicologica di cui dovremo occuparci per molto tempo, forse anni, con conseguenti profondi cambiamenti per le persone e le relazioni.
In questo momento così difficile è bene chiedere aiuto ai professionisti se si avverte la presenza di sintomi o manifestazioni disturbanti: purtroppo la richiesta di aiuto oggi è ancora scarsa ed è possibile ipotizzare che ciò avvenga a causa della scarsa consapevolezza delle gravi ripercussioni psicologiche del Covid.