Si parla di lutto ogni volta che una persona subisce una perdita.
Si può perdere una persona cara per decesso, per trasferimento e a causa di conflitti o di separazione e divorzio. Si può perdere il lavoro, la salute per malattia transitoria o permanente come anche si può perdere un’abilità in seguito ad un incidente. Si può perdere il proprio ruolo sociale con il pensionamento o quello familiare in seguito a cambiamenti del nucleo familiare come la crescita dei figli.
Ognuno di noi ha vissuto un’esperienza di perdita nella vita. Sappiamo quanto è difficile superare quel momento in cui sappiamo che non avremo più qualcosa a cui siamo tuttora molto legati. Il dolore è una componente inevitabile della perdita ed è indice del legame esistente tra noi e ciò che non c’è più. Auspichiamoci quindi di sentire dolore se perdiamo qualcosa o qualcuno con cui abbiamo avuto un vincolo perchè indica che siamo in grado di stabilire relazioni profonde e di attuare scambi significativi al loro interno.
Può tuttavia essere auspicabile non sostare eccessivamente nei sentimenti di lutto perché questo ci impedisce di progredire, portare avanti i nostri progetti, creare nuovi legami e, in definitiva, di evolvere.
Ecco alcuni punti che possono aiutare nel momento in cui affrontiamo una perdita:
- accettare il dolore è il primo passo per tollerarlo e trovare modi per conviverci; più siamo impegnati a scacciarlo e più si rinforza un braccio di ferro che ci vede sempre più concentrati sul dolore e sempre più impantanati. Prendiamoci dei momenti in cui sfogare il nostro dolore e metterci in contatto con esso in modo profondo: si crea così un effetto catartico di liberazione del dolore e delle tensioni ad esso correlate.
- pensare alla vita come ad un fiume sul quale incontriamo persone che vanno e vengono, come sui canali di Venezia: ci aiuta a comprendere ed accettare che nulla è eterno e che il tempo speso con persone che amiamo è prezioso ma limitato.
- ascoltare (poco e) con prudenza i sensi di colpa che inevitabilmente affiorano è un buon modo per non sostare nel pantano del lutto. I “potevo, dovevo, volevo” sono distruttivi per la nostra psiche e sono un modo per autopunirci in un momento in cui crediamo di meritare un castigo. Pensiamo piuttosto a ciò che meritiamo, a quello che ci siamo guadagnati ed a ciò che potrebbe lenire un po’ la nostra sofferenza perché chiunque soffra ha diritto a sentirsi meglio.
- attingere all’eredità psichica ed emotiva che ci ha lasciato la persona o la situazione che ora non c’è più in modo da riconoscere e ricordare ciò che è rimasto in noi dall’esperienza che si è conclusa: ricordi, sentimenti, modi di pensare… tutto ciò che abbiamo saputo carpire da ciò che non c’è più è comunque in noi e resterà nostro.
- creare nuove abitudini che mantengano il legame con ciò che è perso ma che rappresentino una novità è un passaggio fondamentale per evolvere ed andare oltre alla perdita. Mantenere le vecchie abitudini è rischioso perché rinforza il legame doloroso con qualcosa/qualcuno che non c’è più negando l’evento luttuoso “come se non fosse successo niente”. Cambiare totalmente abitudini ed assumerne alcune del tutto slegate da ciò che era è un’altra negazione sia di ciò che è accaduto sia del legame che c’era. Creare un ponte tra le abitudini che c’erano prima e ciò che c’è adesso rappresenta invece la capacità di prendere ciò che di buono abbiamo appreso dall’esperienza conclusa e di farlo nostro in senso costruttivo.
Per superare il lutto è importante recuperare l’eredità psichica ed emotiva che qualcuno o qualcosa ci ha lasciato in modo da poterlo utilizzare nel qui ed ora dentro di noi: si tratta di un processo in cui ci rendiamo protagonisti di quanto abbiamo assorbito da una situazione, una relazione, e maturi al punto tale da andare oltre in un flusso evolutivo e trasformativo.